Il profumo del caffè è quello che fa la differenza appena alzati. L’aroma può essere da intenditori oppure originale, come quelle varianti alla vaniglia e nocciola che vanno adesso… ma io preferisco quello classico.
Ti manca prendere un caffè seduta al tavolino del tuo bar preferito?… immagino di sì. In attesa di tornare a ritrovarci per due chiacchiere con un cornetto in mano, oggi ti porto di uno dei locali più celebri che abbiamo avuto in Toscana.
In una mattina di marzo di un giorno come questo, capitai per la prima volta all’Antico Caffè Di Simo nel centro storico di Lucca, vicino a Piazza dell’Anfiteatro, al numero 58 di via Fillungo (a proposito, la foto che vedi in copertina è di Andrew Sides).
Ti anticipo, se già non ne fossi a conoscenza, che questo locale è rimasto chiuso dal 2012. “E allora perché me ne parli?” ti chiederai. Perché fa parte della storia della città di Lucca e spero che presto riapra. E tu lo conoscevi?…
Io ne avevo già sentito parlare come di un pezzo di storia lucchese e toscana, e già si intuiva prima di varcarne l’ingresso… dalle vetrine bombate, dove facevano bella mostra di sé i dolci di produzione propria e da quell’insegna, con le decorazioni in stile liberty e le scritte dorate.
Una volta entrata, ad accogliermi, la luce calda di lampadari in vetro di Murano e di fronte a me, a coprire metà parete, uno specchio. Sul fondo, tra gli arredi d’epoca e le stampe appese, occhieggiava un pianoforte.
E poi il profumo del caffè, mischiato a quello delle paste fresche: un locale con il suo laboratorio di pasticceria. Sono quelli che preferisco.
Se anche tu poi, come me, in inverno sei un’appassionata di varietà di tè e cioccolate in tazza, ci saremmo sicuramente ritrovate qui.
Venivano servite accompagnate da una degustazione di pasticceria, in una delle tre sale al piano inferiore o superiore e, quando arrivava il caldo, in un bel bel giardino.
Da quando è rimasto chiuso, nessuno ha più potuto prendere un caffè ai suoi tavolini preziosi o sul balcone in legno scuro, con il piano in marmo verde. Io spero di tornarci molto presto.
Un Caffè amato dagli artisti all’Antico Caffè Di Simo
Una storia iniziata nel 1846. Una volta si chiamava Antico Caffè Caselli e prima ancora Caffè Carluccio. E come usava all’epoca, c’era anche la drogheria. Fu nei primi del Novecento che Carlo (Carluccio) Caselli tramandò l’attività al figlio Alfredo, grande amante dei viaggi e dell’arte… e indovina? Il Caffè cambiò volto.
Lo fece diventare un ritrovo di artisti e intellettuali (dei quali era amico) che si ritrovavano in piccole stanze riservate all’interno del locale, chiamate “bolge”. Arricchì gli arredamenti con oggetti esotici e artistici, portati dai suoi viaggi. Così il locale cominciò ad attirare anche i facoltosi della città. La cultura divenne il suo fiore all’occhiello. Grazie alla sensibilità artistica di Alfredo, nel locale si iniziarono a organizzare anche mostre (prima che venisse la moda di farlo) e nel 1932 fu istituito il Premio Caselli, dedicato ad artisti, scrittori e musicisti.
Il contesto era quello di una Lucca agiata, per la secolare attività delle banche e la produzione e commercio delle sete (una tradizione ancora attiva, quella delle tessiture artistiche, delle quali poi ti racconterò).
Sui tavolini, una volta, c’erano delle scacchiere. E doveva anche esserci un certo sentore di tabacco… si capisce che qui non si veniva a prendere un caffè al volo, ma a parlare, confrontarsi, tessere relazioni e amicizie.
In una città come Lucca, tradizionalmente caratterizzata da uno spirito conservatore, questo elegante caffè divenne uno spazio per gli animi più liberali. Era frequentato da compositori, come Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e Pietro Mascagni; e letterati: Giosuè Carducci, Giuseppe Ungaretti, Giovanni Pascoli ed Enrico Pea.
Dopo la scomparsa di Alfredo, prima dell’inizio della Grande Guerra, il Caffè passò ai Di Simo.
Tra le varie gestioni che si sono succedute, quella degli anni novanta ebbe il merito di far risorgere il premio al miglior artista, col nome di Premio Antico Caffè Di Simo e ripresero anche le esposizioni. In quegli stessi anni, questo locale non si accontentava di vivere solo di giorno. Anche la notte si accendeva con il suo piano bar. Divenne anche ristorante e poi catering. Alla produzione propria della pasticceria si accompagnava una grande scelta di miscele di caffè.
Come ti dicevo all’inizio, in Toscana e in Italia sono tanti i caffè storici, ancora aperti, di cui parlare…
… ma queste sono altre storie e te le racconterò un’altra volta.
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