Il design a Lucca

Ritrovare la creatività di questi tempi è compito non facile.

Se anche tu senti il bisogno di tornare a esercitare la tua immaginazione, oggi ti porto su un’isola… di design a Lucca.

A Lucca, una città in cui ti aspetti di trovare tanta storia, ma forse meno innovazione, spicca l’azienda Martinelli Luce.

Entrando nello show room all’interno dell’azienda, si respira un’atmosfera milanese. In questo spazio si trovano lampade che hanno fatto la storia del design nell’illuminazione. 

Quest’area in particolare è dedicata al contract: i clienti per i grandi spazi, come aeroporti e centri commerciali. La mostra riservata alla vendita ai privati invece, si trova nel centro storico di Lucca, come ti ho già raccontato nell’articolo dedicato all’evento di lirica, ospitato in questo luogo lo scorso febbraio.

“Il 2020 non ha aiutato la creatività – commenta la titolare dell’azienda Emiliana Martinelli –  non sappiamo se ci sarà la fiera del design di Milano, che doveva svolgersi ad aprile 2020 e invece è stata rimandata ad aprile 2021, per essere di nuovo spostata al 5 di settembre. Appena siamo rientrati a lavoro, perché siamo stati due mesi fermi, ci siamo messi a lavorare sia su lampade da esterni che da interni”. 

Tra le lampade disegnate da Emiliana, in questo periodo, c’è “Frog”, dai colori brillanti: giallo, verde ottanio e pisello.

“Colori divertenti, per alleviare la monotonia e il grigiore che stiamo vivendo, nata nella speranza di una rinascita. È un faretto da esterno mobile, realizzato in polietilene. Se si vuole fisso, c’è il picchetto da applicare. Può anche illuminare un albero dal sotto. È nata nel periodo del Covid, perché mi avevano chiesto di illuminare certi ambienti, ma doveva essere mobile, un faretto che può essere messo anche in casa, per una luce indiretta”.

L’altra lampada disegnata da Emiliana si chiama “Amanita”: di colore grigio, ricorda il fungo omonimo.

“È in cemento rinforzato e fa luce in basso, per illuminare una certa zona del prato”. 

Toggle” invece è disegnata da Neil Poulton. Una lampada da fissare alla parete, da lettura, direzionale e interamente stampata in alluminio, di dimensione contenuta, piccola con interruttore molto in vista, proprio per trovarlo facilmente.

Lampade dinamiche.

Come molte altre lampade di Martinelli, Frog e Toggle si caratterizzano per un progetto, un disegno e un’ingegnerizzazione. 

Ognuna infatti ha un movimento diverso, si può direzionare. Sono tutte componibili e orientabili diversamente.

Design a Lucca
Cobra

“Noi non abbiamo mai seguito le mode, fin dall’inizio – commenta Emiliana – c’era il momento in cui era tutto colorato e utilizzavamo di più il bianco. Quando progetto seguo delle sensazioni e mi oriento in base a quello che vedo intorno a me. E quindi qualche riferimento con la realtà c’è, però poi rimango fedele alla nostra personalità. Il punto di vista sul design dal 1965 a oggi è cambiato molto. Abbiamo delle linee essenziali e minimaliste e cerchiamo  sempre di togliere, seguendo il principio: “less is more” che è la filosofia del nostro design. Molte altre lampade sono nate utilizzando il metacrilato, un materiale particolarmente adatto a realizzare un oggetto componibile. Altri nostri materiali sono: l’alluminio, l’acciaio, l’inox e il vetro”. 

Alla domanda: come ritrovare la creatività in momenti come quello che stiamo vivendo, Emiliana risponde con pragmatismo lucchese: “Invece di pensare, bisogna rimboccarsi le maniche. Si va avanti con lo strumento dello smart working per mantenere i contatti, come quelli con le riviste di settore. È complicato, perché questo lavoro si basa molto sui rapporti con le persone e lo scambio di idee. Adesso ti trovi al tempo stesso con tanti, ma anche solo. Mentre per disegnare bisogna vedere cosa succede intorno. Per esempio io spesso andavo a Milano, proprio come faceva mio padre”. 

La domanda che sorge spontanea è come può essere nata e cresciuta in Toscana un’azienda di questo settore, tradizionalmente legato al Nord Italia. Elio Martinelli, il padre di Emiliana, in questo senso è stato un pioniere.

“Quando mio padre ha iniziato a disegnare queste lampade, a Lucca di design non se ne era ancora sentito parlare. Per quel momento erano oggetti all’avanguardia, sia per la tecnologia con cui venivano realizzati, sia come disegno ed estetica. Avendo studiato da ragazzo come scenografo, ha sviluppato una capacità d’immaginazione (la stessa richiesta nel creare ambienti nei film) e un’apertura mentale che gli hanno sempre fatto vedere le cose un passo più avanti”. 

Il design a Lucca - La signora del bello

Se ti stai domandando da dove nascano le idee per inventare queste straordinarie lampade sappi che le risposte sono più di una.

“È tutto un insieme di cose che ti porti dentro, che hai visto. Conta molto anche l’esperienza; io sono nata in azienda. Ho sempre sentito parlare di questo lavoro a casa da mio padre, che mi ha fatto conoscere moltissimi designer e architetti. Spesso sentiva il bisogno di andare a Milano e mi portava con sé, quindi ho immagazzinato. E poi il paesaggio che ci circonda favorisce l’estro”.

La natura come fonte d’ispirazione

Ad ispirare le forme regolari che caratterizzano queste lampade, è dunque anche la passione per la natura, oltre che quella per la geometria.

“Amo la natura. Abito in campagna, sulle colline lucchesi sopra Marlia, da lì si domina tutta la valle e si vede la città da lontano. Anche per l’architettura dell’azienda la scelta è stata quella di non chiudere le finestre, ma lasciare il più possibile openspace: lo spazio degli uffici sono tutte pareti aperte, con grandi vetrate”. 

Un’oasi di pace, costeggiata da un ruscello, lo stesso che circonda le mura della città di Lucca e poi sfocia nell’Ozzeri e confluisce nel Serchio. A completare il quadro, gli affacci degli uffici su un bel canneto. 

Il design a Lucca - La signora del bello
Picchio

La natura è stata fonte di ispirazione anche per diverse lampade. Ne sono un esempio “Le rondini”: “Quando in primavera cominciavano ad arrivare, dalla nostra casa mio padre le osservava mentre si allineavano sui tralicci. E così gli è venuta l’idea di realizzarci questa lampada. Io ho fatto “Picchio” (un picchio rosso stilizzato ndr). A volte sono i movimenti delle nostre lampade a ricordare quelli di animali come ad esempio il “Cobra”, oppure “Elica” perché gira”. 

Il “pensatoio” dell’impresa è situato nella parte più vecchia restaurata, tutta mattoni e infissi di metallo verniciati di verde. Qui si fanno i prototipi. Era il fienile di una casa storica centenaria e ne conserva ancora la “mandolata” lucchese, con i suoi caratteristici mattoncini, creando un suggestivo contrasto moderno-antico. 

Qui si realizzano calcoli illuminotecnici, progettazioni e soluzioni di illuminazioni relative agli spazi, a seconda della potenza della lampadina, della luce, dal tipo di stanza. Un servizio gratuito offerto al cliente per far condurlo a scegliere, di volta in volta, le lampade più adatte all’ambiente dove devono essere collocate.

La cura nell’ingegnerizzazione delle lampade è il segno distintivo di Martinelli LucePer arrivare all’expertise che dal disegno porta alla realizzazione finale di una creazione, Emiliana ha lavorato nei vari i reparti dell’azienda. 

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“Dopo la laurea in architettura, sono andata in officina, al tornio, per imparare. Poi al montaggio. Per conoscere tutti i reparti della produzione. Poi sono passata agli uffici, quando eravamo in tre o quattro a disegnare. Per arrivare al disegno è necessario conoscere la composizione di una lampada, non solo base e braccio, ma tutto l’esploso delle varie parti scomposte. Si impara come sono fatte a forza di scorporarle: il pomello, la base e tutte le accortezze necessarie per rendere un disegno realizzabile nella concretezza. Poi c’è da scegliere il tipo di materiale, come verrà prodotto e la lampadina: che tipo di led, se dovrà essere stampata o tornita. E infine ci sono tutte le normative da seguire, che a volte implicano che non la puoi fare in una certa maniera, allora la ristudi per ingegnerizzarla e darle un movimento”. 

Nella parte nuova dell’azienda, dove si trova lo show room di cui ti parlavo all’inizio dedicato al contract, ma sono esposte anche molte lampade d’interni, come “La ruspa” di Gae Aulenti (la designer che ha fatto la Gare d’Orsay di Parigi, Palazzo Grassi a Venezia e l’Aeroporto San Francesco d’Assisi a Perugia) e diverse versioni e colori del modello “Pipistrello” disegnate in occasione del suo 50° anniversario. E poi le lampade da esterno in cemento, realizzate con la collaborazione di Marc Sadler e quelle dell’architetto Paola Navone. E gli “Anelli” disegnati da Emiliana così come “Mamba”.

“Naturalmente le lampade per il contract devono fare molta luce. Inoltre devono essere, come molte altre, componibili. Gli “Anelli” sono stati collocati all’aeroporto di Marrakech, col nome “Circular Pol XXL”, componibili, con curve di tre metri e mezzo di diametro”. 

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Circular Pol XXL

Tra i designer di fama che collaborano attivamente per l’azienda c’è anche quello di Karim Rashid. Sua le firme su “Cyborg” (2015), una lampada futuristica dalla struttura minimale e slanciata allo stesso tempo, e su una delle versioni di  “Cobra”, per il 50° anniversario di questo modello. Ai nomi, come Aulenti, Sadler, Navone o Rashid, si uniscono anche quelli di giovani talenti, spesso scoperti dalla stessa Emiliana nelle fiere di settore, tra cui quella di Milano: “Cerco anche di collaborare molto con i giovani per incrementare il loro lavoro”.

Sono tre dunque i cataloghi: uno dedicato alle lampade, uno al contract, uno all’esterno. Di molte lampade ci sono le varianti, ad esempio messe a parete o sospese: con diversi supporti queste lampade si trasformano.

Design a Lucca: la storia di Martinelli

Adesso faccio un passo indietro per raccontarti la storia dell’azienda, nata negli anni Cinquanta, quando Elio Martinelli dopo gli studi come scenografo all’Accademia di Firenze, iniziò a realizzare i primi disegni. 

“Il nonno aveva un negozio di vendita di materiale elettrico in Piazza Bernardini e faceva gli impianti qui a Lucca. Così quando mio padre ha iniziato a disegnare lampade, dovette decidere se continuare la sua attività. Avendo una natura artistica, decise di trasformarla in progettazione, anche perché nel frattempo cominciò anche a realizzare progetti d’interni. Le prime lampade sono nate negli anni Sessanta, quando si cominciò a partecipare alle fiere: a Milano il Salone del Mobile e Euroluce, a Francoforte Light and Building e a Parigi Maison&Object”.

Negli anni Sessanta poi ci fu il boom delle materie plastiche. 

Il design a Lucca - La signora del bello

“L’utilizzo del metacrilato portò mio padre a inventare le macchine e gli stampi per poterle produrre. Abbiamo iniziato con le lampade negli anni Cinquanta-Sessanta. Da lì è nata la filosofia delle forme geometriche e che ricordano la natura e della componibilità (lo stesso vetro composto in una maniera o in un’altra). Oggi continuo io questa attività di famiglia che va avanti da settant’anni. Sono la terza generazione e c’è anche mio figlio, che si occupa più di logistica, informatica e comunicazione con gli agenti. A me piace la parte più artistica, mi dedico a scegliere i progettisti nuovi, a ingegnerizzare prodotti di altri designer perché possano essere messi sul mercato. Quando ho iniziato facevo il disegno a china con il tecnigrafo, dove si vede la sezione dello stampo quando viene montato, con il porta lampada e tutti i perni. All’epoca mio padre mi portava nelle fabbriche dicendomi: “Ti fa bene vedere fare le cose”. E io ci porterò mio nipote”.

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Profitterolle E27

Tra le prime lampade in metacrilato disegnate da Elio Martinelli, c’è “Bolle” del 65. Nello stesso anno è nato anche l’iconico “Serpente”, che porta la firma dell’Aulenti, così come “Pipistrello” un pezzo iconico dell’azienda realizzato in diverse misure (immagine in copertina). Nel ’68 l’architetto e designer milanese Sergio Asti ha firmato per Martinelli “Profiterolle E27” e nello stesso anno Elio Martinelli ha disegnato “Cobra”.  È stato il periodo d’innovazione del materiale, della resina e della lana di vetro.

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Serpente

“Ci presentammo nel 61 alla Fiera di Milano e dopo ci fu un exploit di lampade che avevamo disegnato. Da lì abbiamo il sentito il bisogno di allargarci. Negli anni Settanta è nata la fabbrica fuori dalle mura e lo show room in via santa Lucia negli anni Ottanta”.

Negli anni ’80/’90 Martinelli Luce è entrata nel settore tecnico, non più illuminazione solo per la casa, ma anche contract.

“Abbiamo realizzato l’illuminazione per tante Coop. Come quelle in Emilia, a Firenze, Napoli, Milano, Roma e in Sicilia. A Viareggio abbiamo illuminato Villa Argentina. È un design a carattere industriale, di serie. Nel 2009 poi abbiamo preso il Compasso d’oro (un premio internazionale ndr). Viene dato alla carriera del designer o architetto per la creazione realizzata. Lo abbiamo vinto con una lampada disegnata da un giovane talento”. 

Tra i lavori d’illuminazione più importanti ci sono quelli dell’Aeroporto di Marrakesh, l’Hotel Lily of the Valley by Philippe Stark a St. Tropez, il Ridgeview and Illovo Head Office in Sud Africa, il Mercato Centrale a Torino e il McDonald cafè firmato da Paola Navone a Parigi. Altri progetti in fase di lavorazione, sono l’Hotel Logia Atlantico nelle Isole Canarie e il MOB Hotel di Parigi.

Una storia di successo che racconta anche quella di una famiglia toscana, che ha saputo creare tendenze nel disegno di lampade apparse spesso anche in film e serie TV, divenendo oggetti iconici e portando il nome dell’Italia nel mondo.

Vorrei raccontarti di altre aziende che hanno contribuito ad accrescere la fama del design italiano

… ma queste sono altre storie e te ne parlerò un’altra volta. 

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Beatrice Fornaciari

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